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sabato 17 febbraio 2018




Uscendo da palazzo Spada, dopo la conferma delle dimissioni del sindaco un violinista dell'est suonava musiche balcaniche come annunciando la fine di un regime. 

Gli ultimi tendoni di San Valentino venivano smontati con la speranza di non vederli più. I Ricchi affari di questi giorni degli impavidi meridionali, che hanno venduto le proprie cibarie a prezzi da gioielleria difficilmente verranno riproposti in ogni occasione di festa come è stato fatto negli ultimi anni.
La musica suadente sembrava colorare il cielo sempre grigio e denso di odore acre che caratterizza ormai le nostre giornate, la città operaia con i blocchi del traffico che vengono sospesi quando fa più comodo e non estesi per sempre dove ci sarebbe veramente bisogno. 

Una città del profondo sud che sembra tirare fuori quell'orgoglio sopito, dove chi per anni è andato sotto braccio con Di Girolamo in Consiglio e fuori ora ha applaudito alle sue dimissioni senza colpo ferire.

Una città controcorrente su tutto, che ha fatto dell'ipocrisia la propria ragione di esistere, una città mediocre culturalmente che non riesce a vedere lontano e che nel 2018 ancora pensa solamente all'Acciaieria e si lascia sfuggire l'alta velocità perché le attrattive turistiche sono solo a Perugia. 


La musica che è vita sembrava richiamare l'arrivo del cambiamento, che parte proprio dall'est che in tema di rivoluzioni non ha mai avuto paura di lasciare la vecchia strada per quella nuova, con il rischio di capitolare nuovamente. Negli ultimi trent'anni alcuni paesi sono riusciti a dimostrare che il coraggio alla fine paga, il boom economico dell'Albania è solo un esempio calzante.
Non dobbiamo aver paura di nessun mutamento, Terni ormai è al baratro, può solo ripartire valorizzando le proprie eccellenze e puntando sulle proprie competenze. 

Gli interessi clientelari e il consociativismo hanno distrutto una piccola isola felice, le elezioni sono imminenti e sarà difficile trovare componenti in grado di sferzare la rotta in cosi' poco tempo.

I vari schieramenti e la società civile oggi come mai dovranno unirsi per cercare di trovare la massima coesione e i migliori rappresentanti per ripartire, per governare una città senza identità e senza principi. Dalle regole può ripartire il senso civico, la cultura e la storia di un territorio che non è mai stato meno di Perugia e merita un ritorno agli antichi splendori.

Il disonore del dissesto è realtà e non votarlo per evitare le responsabilità è segno di incapacità amministrativa e di mancanza di rispetto per tutta la collettività.
Dignità da parte di tutti e quando si sbaglia l'unico gesto onorevole è un passo indietro.
Una nuova fase politica è pronta ad iniziare.





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