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mercoledì 19 aprile 2017


di Enrico Melasecche, "I love Terni"

Quando sono stato contattato da Giorgio Mottola, giornalista di Report, per parlare del fallimento del progetto di Papigno, tra i più importanti ed originali creati nella storia di Terni, ho dato la mia disponibilità considerato che rappresenta per me una spina nel fianco dopo tutto l'impegno che misi nel crearlo e nel farlo decollare in modo brillante

Ho spiegato tutto, dalla genesi, con l'acquisto dall'ENI, ai tentativi fatti con Renzo Piano per la ristrutturazione di quel complesso enorme, quelli con Aurelio De Laurentis per favorire nuovi investimenti, infine il contatto positivo con Cotone, produttore di Benigni che ci chiese, convinto, di avviare un polo di produzione cinematografica alternativo a Cinecittà, tenuto conto che "girare un film a Terni costava molto meno che a Roma, e avrebbe portato stabilmente lavoro con molte nuove professioni nel settore". 

Ne parlai con Ciaurro che fu entusiasta della prospettiva
Così fu fin quando eravamo noi al governo di Terni. Fummo anche fortunati perché inaugurare due complessi come Papigno e le Ex Officine Bosco in cui Benigni girò la famosa scena sul cavallo bianco, conseguendo lui tre Oscar fu un colpo notevole. 
I due centri erano perfettamente integrabili e non per nulla seguì il corso di laurea in Scienza della Formazione cinematografica e televisiva perché Terni non ha solo sognato ma ha investito pesantemente soldi pubblici, non pochi, europei ma anche ternani, in entrambi i progetti di recupero dei due siti di archeologia industriale. 
Ben poco costò l'acquisto, trattato sull'osso, circa 750.00 euro odierni, quasi simbolico, ma, una vecchia fabbrica abbandonata  da trent'anni andava recuperata in tutto, anche ambientalmente, anche se l'incarico che demmo all'Istituto di Chimica dell'Università degli Studi di Perugia che effettuò numerosi carotaggi certificò poche situazioni critiche di cui si fece carico l'ENI, tenuto conto che vi si produceva calciocianamide, utilizzata come fertilizzante. 

Sostenere che non siano stati fatti investimenti pubblici per trasformare sia Papigno che le Ex  Officine Bosco in centri integrati di produzione cinematografica e multimediale quali erano nel 1999 , quando li lasciamo in eredità al neo sindaco Raffaelli, sarebbe come dire che il sole non illumina la terra. 

Nelle mie dichiarazioni e nelle mie sollecitazioni ormai decennali ho sempre dichiarato la palese evidenza  è cioè che era precisa responsabilità di tutti coloro che, caduta anzitempo con l'anatra zoppa la giunta Ciaurro, gestirono in malo modo, quei due gioielli. 

Le Ex Officine Bosco, insediato il CMM, per un populismo di chi prendeva voti a buon mercato promettendo la Ternana in Serie A, favorendo il principe degli inceneritori. Papigno per altre ragioni. Subalternità politica? Incapacità gestionale? Conflitti di interessi tutti interni al partito di maggioranza? 
Report ha poi evidenziato altri aspetti interessanti, compreso quello del probabile riacquisto di Cinecittà da parte dello Stato che, temo, nel caso in cui dovesse avvenire, come ha dichiarato il Ministro Franceschini, non coinvolgerà Papigno, legata da un contratto di gestione stipulato ai tempi di Raffaelli che non ha mai visto il Comune far rispettare, neanche negli otto anni di sindacatura Di Girolamo. 
L'accusa quindi, tutta politica ed amministrativa, è fin troppo evidente e, da eletto, la rinnovo doverosamente quanto convintamente. Aspetti penali o comunque giudiziari non spetta a me stabilirli. Questo ho sempre detto e questo dirò molto serenamente nel caso in cui la annunciata querela di Benigni, dovesse chiamare in giudizio anche il sottoscritto. 



                 

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