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domenica 8 gennaio 2017

Lo spessore e il valore di un individuo si misurano dalla sua passione e dalla sua gioia. La passione e la gioia che esso immette nella vita e nel lavoro.


Sergio vibrava di una passione smisurata per il suo lavoro e immetteva, anzi direi proprio iniettava, al pari di una siringa, frammenti di gioia quotidiana. Li sparava sulle locandine, le cosiddette “civette”, che urlano titoli, a volte improbabili, per richiamare l’attenzione dei lettori e invogliarli all’acquisto del quotidiano. Sergio le personalizzava, fino a renderle buffe, simpatiche, le animava al limite del grottesco, regalando un teatro dell’assurdo che faceva sorridere e riflettere i lettori. Riusciva a strappare risate ironiche ed amare, sintesi di un raffinato gusto della satira e dello sberleffo, sempre educato e mai fuori dalle righe. 

Sergio intendeva il suo lavoro,  come fosse una missione di presidio del territorio, dentro il quale contribuiva a diffondere la stampa quotidiana e periodica. Ci credeva con un tale impegno e fede che, anche ora, con la crisi oggettiva della stampa, con il calo delle diffusioni e l’avvento delle nuove tecnologie, immaginava comunque una ripresa, un rilancio e un ruolo imprescindibile del rivenditore di giornali e dell’edicola, intesa come presidio, come faro che illumina, anche in presenza di un territorio commerciale abbandonato e spento. Botteghe oscure disseminate in centro determinano angoscia e tristezza. Sergio lavorava con gli altri commercianti affinché questo non avvenisse, affinché le botteghe potessero riprendere luce e vigore. 

La lettera di saluto ai lettori e ai clienti, che aveva affisso alla sua edicola, ceduta dopo 50 anni di onorato servizio,  rappresenta il suo commiato, con cui prendeva licenza da una professione che lo aveva visto impegnato a difendere i valori di pluralismo e di associazione, di solidarietà e di aiuto alla collettività. In essa c’è il richiamo all’art. 21 della Costituzione Italiana, quello che tutela e protegge la libertà di stampa e di opinione e la circolazione delle libere idee. Per lui la stampa e la diffusione della stampa, garantita da migliaia di lavoratori che alzano le saracinesche all’alba e si sporcano le mani del nero della stampa, per garantire a tutti l’accesso all’informazione e la libera circolazione delle idee, non avrebbe mai avuto fine, e anzi, prevedeva un rilancio.

Scompare con lui una figura mitica del rivenditore di giornali, unica nel suo genere. Ne verranno altre, si succederanno altri rivenditori, ma saranno diversi, non incarneranno quella passione e quella gioia che aveva Sergio e che soprattutto sapeva trasmettere alla gente.
E ora, che sei volato via, leggero, come un foglio di giornale trascinato in aria dal vento, caro Sergio, proteggi e incoraggia questi tuoi poveri colleghi. Ci occorre il tuono della tua voce. 
Possa il tuo ricordo essere una benedizione.

Ciao, “Pasquino”
Massimo Ciarulli


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