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martedì 22 novembre 2016

Immagini di repertorio Isrim

A meno di un anno dall’amara conclusione della vicenda ISRIM, concretizzata con la procedura di licenziamento collettivo dei dipendenti, le macerie dell’ex polo tecnologico di Pentima stanno lì a rappresentare fisicamente il disastro politico, amministrativo e morale di una classe dirigente. 

Qualsiasi cittadino ternano dotato di obiettività e spirito critico può verificare personalmente, recandosi al piazzale antistante la facoltà di Ingegneria, lo stato di abbandono degli edifici, in uno scenario da film post apocalittico hollywoodiano, milioni e milioni di euro di investimento pubblico lasciati a marcire da due anni, strumentazioni ed attrezzature pagate con soldi dei contribuenti della Regione Umbria ormai inutilizzabili e dal valore economico pressoché azzerato, un colossale monumento allo spreco ed al fallimento della politica di un governo cittadino e regionale ormai ripiegato al mantenimento di esclusivi interessi di bottega.

Gli ex lavoratori dell’Isrim non sono infatti gli unici nella città di Terni, ad aver pagato un prezzo a questa triste ed opaca stagione di amministrazioni monocolore PD: la riduzione ai minimi termini del polo universitario, la scomparsa del sogno cinematografico di Papigno, l’azzeramento delle eccellenze educative cittadine, lo svuotamento di qualsiasi funzione direttiva nella nostra città, dentro un progetto di regionalismo tutto incentrato su Perugia e personificato nella figura della presidente della giunta, un sistema degli appalti comunali finalizzato a foraggiare quelle cooperative coperte ed allineate ad ogni scadenza elettorale, lo stucchevole balletto sulle cifre dei debiti fuori bilancio che la giunta Di Girolamo lascia in eredità a tutti noi, la svendita conseguente dei gioielli di famiglia come ASM, per tappare qualche buco qua e la, segnano un periodo drammaticamente negativo della vita pubblica ternana

A quelli che oggi strombazzano ai quattro venti e nei convegni dell’area di crisi complessa andrebbe ricordato che siamo in ritardo di diversi anni nei quali mentre si alimentava ogni tipo di guerra interna al Pd ed alle amministrazioni, qualsiasi multinazionale ha spolpato risorse, produzioni, lavoratori; ed a proposito di finanziamenti, va detto che proprio i ricercatori Isrim, senza proclami o parate di regime con qualche ministro, hanno portato negli anni decine di milioni di euro a questo territorio in progetti comunitari sulla ricerca e l’innovazione, ed avrebbero continuato a farlo se lorsignori non avessero deciso in altro senso. 


Del resto chi sta trascinando Terni nel baratro, coincide con chi, a livello nazionale, sta cercando di cambiare la Costituzione e cancellare i diritti dei lavoratori: il parterre de rois che ha accolto Renzi alla sala Capitini a Perugia, all’apertura della campagna referendaria , raffigura alla perfezione una classe politica e dirigente con i suoi intrecci perversi di affarismi, clientele e conflitti d’interesse.

In questo scenario i lavoratori ex Isrim hanno intrapreso una doppia strada: da un lato la citazione in giudizio degli amministratori locali, poiché, nella vicenda dell’Istituto non si è verificata soltanto una feroce applicazione di un jobs act in salsa ternana, ma anche un tentativo maldestro di aggirare una legge dello stato sul ricollocamento di dipendenti di società partecipate; dall’altro sosterranno il NO al referendum del 4 dicembre perché l’idea di fondo che sta dietro alle cosiddette riforme, non riguarda solo una concezione autoritaria e plebiscitaria nel rapporto tra cittadini e potere politico, ma pure una visione padronale e reazionaria dei rapporti sociali e dei conflitti nel mondo del lavoro, anche a livello locale, e di questo ne hanno avuto prova, in maniera pesante, a loro spese.




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